Storia

Piccoli – grandi fatti che nascostamente rotolano nel tempo…

A pochi chilometri da Pisa, verso Nord-Ovest, si stende la piana di Pontasserchio incorniciata dalle colline pisane e più in lontananza dalle Alpi Apuane: ivi è ubicato il Monastero di Santa Maria Madre della Chiesa e S.Benedetto.
Attualmente si tratta dell’unica comunità monastica della diocesi, sorta dalla fusione di altre due: il Monastero di S. Benedetto in Pisa, che, agli inizi del XII secolo, sorse lungo il litorale pisano nei pressi di S.Piero a Grado come comunità eremitica. A causa delle incursioni dei pirati saraceni le monache lasciarono il luogo solitario e si rifugiarono in città nei pressi della chiesa di S.Paolo a Ripa d’Arno, tenuta all’epoca dai monaci benedettini vallombrosani.
La costruzione del nuovo monastero data dal 1393. Quando i monaci vallombrosani lasciarono la città, le monache aderirono all’Ordine dei Cavalieri di S.Stefano Papa e martire (1565) cambiando l’abito nero in bianco, contraddistinto da una grande croce rossa. Da allora furono dette anche Stefaniane.
Nel 1808, con l’occupazione napoleonica, il monastero venne requisito e le religiose furono costrette a trasferirsi nel Monastero di S.Silvestro.
Ritornate in possesso del loro monastero, ne furono di nuovo allontanate nel 1866 a causa delle leggi dello stato italiano, che prevedevano la soppressione degli ordini religiosi. Presero dimora in un altro fabbricato presso la chiesa di S.Paolo.
Con decreto del 4 giugno 1935 da parte della Sacra Congregazione dei religiosi , le monache furono riunite alla congregazione vallombrosana e nel 1940 riottennero il monastero di origine, quale donativo della Regina Elena.
Il 31 agosto 1943 esso venne bombardato dalle forze alleate. Tutte le monache si salvarono e per un paio d’anni vissero come sfollate sia a S.Benedetto a Settimo sia a Marciana, sia presso le consorelle di San Gimignano.
Rientrate alla fine della guerra, cercarono di ricostruire con le proprie forze almeno l’indispensabile; a tale scopo chiesero la dispensa dalla clausura per alcuni anni e si fecero itineranti e questuanti.
Nonostante ciò, dovettero entrare nell’ordine di idee di vendere l’antica e amata proprietà, ormai pericolante, per avere una nuova casa. Poiché il monastero era sotto i vincoli delle Belle Arti, anche questa via risultò impossibile e negli anni 1960-1970 realizzarono dei contatti con il Monastero delle Benedettine in Empoli, il quale stava progettando di realizzare una nuova costruzione sulle colline fuori della cittadina.

Il Monastero della Santa Croce in Empoli fu fondato nel 1510 dalla Compagnia delle Santa Croce nel rione di Borgo fuori della Porta Pisana.
Esso entrò in funzione il 20 luglio 1511 con le monache benedettine venute dal Monastero di S.Maria in Pistoia. Soppresso il 15 ottobre 1810 in seguito all’occupazione napoleonica, venne riaperto il 14 dicembre 1814. Nuovamente tolto alle religiose nel giugno 1881 in forza della legge italiana del 7 luglio 1866, l’edificio fu destinato a sede delle pubbliche carceri e l’annesso orto fu traformato in piazzale per il gioco del pallone. Nel novembre di quello stesso 1881 si diede inizio alla costruzione di un nuovo, più modesto, monastero in un terreno prossimo alle mura della città: esso venne inaugurato il 4 giugno 1883. Il 9 settembre 1887 veniva consacrata anche la nuova chiesa.

La storia dei due suddetti cenobi continua ora con il Monastero in Pontasserchio, dove la vita religiosa è iniziata il 13 Novembre 1969, benché la costruzione non fosse completamente terminata.
Infatti, posta la prima pietra il 12 novembre 1963, i lavori iniziarono e continuarono per un anno, ma poi furono sospesi a causa della mancanza di fondi.
Solo con la fusione delle comunità di Empoli e Pisa (2 maggio 1968), essi furono ripresi e, dopo l’inaugurazione suddetta, completati fino all’inaugurazione della foresteria avvenuta l’11 novembre 1971.
Mancava la costruzione della chiesa, che non era possibile ancora realizzare, dato che il monastero di Pisa era sempre invenduto. Nel frattempo le monache celebravano la liturgia in una sala interna che poteva contenere solo poche persone. Dato che il problema della vendita del monastero pisano era una grave preoccupazione, nel 1974 l’arcivescovo Matteucci ne interessò la Cassa di Risparmio di Pisa, il cui presidente era in quel momento l’avvocato Leopoldo Testoni.
Grazie all’impegno di queste due persone si poté finalmente vendere l’immobile posto sul lungarno Sonnino e con il ricavato saldare i debiti ancora in essere e costruire la chiesa.
Mentre il monastero di Empoli fu raso al suolo, quello pisano venne restaurato in modo splendido fin dalle fondamenta.
Lì la Cassa di Risparmio di Pisa ha creato l’Agenzia di Città n.5, il Servizio Estero, la Sezione Prestiti su Pegno, cassette di sicurezza sotterranee e un nuovo corpo adibito a Centro Studi Economico-Finanziari per tutta la Toscana.
Inoltre ha denominato il luogo “Ex-Monastero Benedettine”. La costruzione della chiesa è durata circa due anni: la posa della prima pietra avvenne il 12 luglio 1974 e l’inaugurazione il 20 marzo 1976.